Si viaggia verso l’Expo di Milano, dedicata al tema centrale dell’alimentazione. ” Nutrire il mondo”, un mondo che cresce ogni giorno di più, che spreca ogni giorno di più, che per guerre, disordini e accidenti vari rende sempre più difficile agli uomini di buona volontà di pensare al proprio futuro e a padri e madri di famiglia di procurare il cibo per sé e per i propri cari.
Passano in sordina notizie di rilevanza mondiale , scivolano via fra i dibattiti politici e le cronache ricche di dettagli sugli scandali di ogni tipo, ma dovrebbero invece campeggiare ogni giorno nei titoli di testa dei quotidiani e dei telegiornali e farci prendere coscienza di una situazione che sta volgendo al peggio.
Parlo del cibo e della capacità del Pianeta di produrre cibo: la stampa tempo fa ha avuto il coraggio di mettere in evidenza una notizia che stava passando inosservata fra quelle secondarie, i trafiletti a lato pagina nella sezione esteri o economia.
Ecco la notizia: “ le scorte di cibo dell’umanità hanno raggiunto il livello più basso mai toccato a memoria d’uomo e sono sufficienti per soli cinque mesi.”
Poi inizierà la fame, per tutti e sette e mezzo i miliardi di esseri umani e non per i soliti poveri denutriti dell’Etiopia e del Sahel , di cui qualcuno ogni tanto ancora parla.
Questo è il fatto. Non si parla più di fame nel mondo e di crisi dovuta all’aumento demografico: i nostri riflettori sono puntati sulle manovre speculative della finanza mondiale, sull’altalena del barile di petrolio, sugli scandali che colpiscono imperi mediatici, ma gli uomini mangiano pane fatto con il frumento, riso che cresce nelle risaie, carne che viene da animali che mangiano foraggio, frutta che si coglie dagli alberi e pesci che si raccolgono dal mare o si allevano nelle vasche.
Ancora non siano arrivati al punto di mangiare la naftalina come Eta Beta , tantomeno gli idrocarburi, le banconote, le automobili.
La marginalizzazione del mondo rurale, fatto economico, ma soprattutto sociale che ha portato la popolazione delle città a uguagliare quella delle campagne proprio in questi anni, le storture di un mercato globale dei prodotti agricoli che colpisce chi produce troppo, approva chi produce poco e arriva a premiare chi non produce nulla, la sostituzione delle colture che danno cibo con quelle che producono oli per le industrie e i motori, i biocarburanti, e infine l’erosione del suolo fertile a vantaggio delle opere di urbanizzazione stanno minando la capacità delle campagne di produrre cibo per l’intera umanità. Domanda e offerta adesso hanno invertito il proprio peso; si consuma più di quanto si riesca a produrre e le scorte nei silos si assottigliano rapidamente. La penuria di frumento, riso, mais, ma anche di altri cereali, patate, canne da zucchero, miglio e sorgo, le colonne dell’alimentazione mondiale , determinerà, nei prossimi mesi, una situazione di disagio globale che quasi nessun governante ha potuto o voluto prevedere.
La fame di pane e la sete di acqua fra pochi anni rischiano di mettere in ginocchio l’umanità intera, e non solo i bambini dimenticati che agonizzano nelle zone più povere del mondo, fra le braccia scheletriche di madri alle quali un tempo lanciavamo sacchi di frumento dall’aereo. Ora neanche più questo (Francesco Petretti)