Gentilissimo Francesco Petretti, Davanti alla terribile morte dell'orsa Daniza ho sentito il bisogno di scriverLe, forse per trovare uno sfogo o piuttosto una persona che può comprendere il mio dispiacere per un atto che non esito a definire come gravissimo. In questi ultimi giorni ho vissuto con grande trepidazione le sorti dell'orsa in fuga. Quando ho appreso della sua morte sono stato colto da un grandissimo dolore. Mi domando come mai in Italia invece di tutelare gli orsi si cerca di dare loro la caccia. Quando capiremo che la natura, specialmente quella gravemente minacciata, va tutelata e protetta con la massima attenzione perché costituisce un patrimonio di inestimabile valore? Cosa possiamo fare noi come singoli cittadini davanti a simili episodi? Mi scuso in anticipo per la rabbia che traspare dalle mie parole, ma sentivo il bisogno di esprimerle. In attesa di un suo cortese riscontro le rinnovo i miei più sentiti saluti. Matteo Caro Matteo, è una storia piena di passaggi sbagliati e come tutte le storie infarcite di errori, a leggerla con qualche giorno di distanza si è portati a dare una interpretazione razionale di un fatto che è stato vissuto, invece, in modo irrazionale. Irrazionale perché: 1. un'orsa con i cuccioli che attacca un uomo non è un serial killer ma è un animale " nell'esercizio delle sue funzioni biologiche". Provate a toccare i micetti ad una gatta: ne uscirete pieni di graffi. 2. l'orso nelle montagne italiane è parte di un sistema naturale che esiste da prima dell'Uomo: la reintroduzione degli anni 90 ha semplicemente posto rimedio a un grave fenomeno di estinzione causato dall'uomo e forse ha anticipato un ritorno del plantigrado nelle nostre montagne alpine che sarebbe comunque avvenuto in modo del tutto spontaneo, come suggeriscono gli avvistamenti di orsi nel Tarvisio e in altre zone di confine 3. una montagna senza orsi (e senza altri grandi animali) è una montagna povera, anche dal punto di vista economico: i grandi animali sono volano di economie verdi, come testimonia il caso del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise nel quale il PIL generato da un solo orso, in termini di "attrazione del turismo" è stimabile ogni anno in centinaia di migliaia di euro 4. uccidere un animale perché può creare, o immaginiamo che possa creare, qualche problema alla nostra esistenza, è un atto di arroganza che non porta lontano: oggi l'orso, domani il cervo, dopodomani il passerotto e così via... finiremo per fare intorno a noi il deserto senza neanche sapere perché. 5. esistono oggi strumenti e conoscenze che permettono di affrontare al meglio le situazioni di crisi determinate da un animale: come poteva essere quella creata dall'orsa Daniza. La fretta, la pressione psicologica di tanti, l'ansia di riuscire e di risolvere al più presto un problema prima che qualcuno bloccasse l'operazione, hanno determinato il drammatico epilogo di un intervento di gestione faunistica che i tecnici e gli zoologi trentini, che sono di provata esperienza, avrebbero potuto gestire molto meglio LE CONCLUSIONI Dobbiamo fare in modo che questa vicenda sia di lezione, non solo per aspetti tecnici di gestione faunistica, ma soprattutto perfar capire e digerire all'opinione pubblica, locale e lontana, che il nostro futuro è fatto di convivenze e di tolleranza, di capacità diconvivere con altre realtà, anche con l'orso. Nessuno si sognerebbe di eliminare tutti gli alberi dalle città e dalle strade perchèun tronco crollando ha causato la morte di un passante, nessuno si sognerebbe di chiudere l'accesso ai sentieri in montagna perché un sasso cadendo può ferire un escursionista. Forse siamo noi ad avere bisogno dell'orso, più che l'orso ad avere bisogno di noi Francesco Petretti
STORIA DI DANIZA E DI ALTRI ORSI
Categorie: La posta dei Lettori
Tags: orsa Daniza