Non passa giorno che non mi senta dire da qualcuno, collega biologo, agricoltore o appassionato di uccelli, che bisogna far fuori le gazze.
Anche la persona apparentemente più rispettosa della natura, nei confronti delle gazze rivela un animo da giustiziere. E naturalmente ciascuno ha il suo sistema: dallo schioppo alla trappola, dal cartoccio pieno di vischio al veleno, ma le gazze sono uccelli furbi e ben presto imparano a guardarsi da chi le minaccia.
Dov’è il problema che porta l’umanità, che dovrebbe preoccuparsi di ben altri problemi, a pretendere che il numero delle gazze sia ricondotto entro limiti ragionevoli?
Le gazze sarebbero la causa principale della scomparsa degli altri uccelli , poichè , nel periodo delle cove, amano integrare la propria dieta prevalentemente vegetariana con uova e pulcini dei piccoli uccelli canori che fanno il nido nelle siepi e sugli alberi.
Appena la gazza ne scopre uno, incurante delle proteste dei proprietari, va lì e lo ripulisce coscienziosamente.
Il problema effettivamente esiste, tanto che le organizzazioni ornitofile inglesi hanno proclamato una crociata contro le gazze, chiamando alle armi i propri adepti, per liberare il Regno Unito dalle gazze e restituirlo a passeri e cardellini, cinciallegre e fringuelli.
Ma per amore della democrazia e delle gazze, fra gli inglesi c’è qualcuno che dissente e perfino il quotidiano britannico, The Guardian, ha dovuto mettere in grande risalto le opinioni di chi considera le gazze con assoluta simpatia e accusa, giustamente, altri fattori per il decremento degli uccelli canori.
A partire dai gatti, che nonostante siano rimpinzati di croccantini e patè, non hanno mai perso il vizio di andare a caccia di piccoli uccelli, per finire con la progressiva cementificazione di giardini, orticelli e terrazze.
In nome della pulizia, dell’ordine e della praticità, la vecchia legnaia scompare, il prato viene lastricato o sostituito dalla ghiaia, l’edera viene strappata dai tronchi , la pergola di uva fragola cede il posto a un tetto di lamellare.
In città e campagne ormai mortificate dalle manie igieniste degli uomini, possono prosperare solo gli animali globalizzati come le gazze che fanno il nido sui pali della luce e mangiano la spazzatura.
A loro non serve un mondo biodiverso , pieno di profumi e ronzii di insetti.