LE SALAMANDRINE DAGLI OCCHIALI SONO IN ACQUA foto di Giovanni Carotti

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Risalendo  i  piccoli  fossi che scorrono in mezzo al bosco si   penetra   in   un   ambiente reso particolarmente suggestivo dall’abbondanza di acqua e dalle grandi felci .

Un rivolo d’acqua scorre fra rocce e tronchi, schermato  da   ciuffi di  polipodi,  capelveneri e  aspleni e da  morbidi cuscini di  muschio.C’e’    ombra   quasi   totale,perchè all’inizio della primavera   i carpini e i  frassini hanno già messo le foglie.

In  questa stagione e’  possibile trovare nell’acqua  e sotto  le  pietre  le salamandrine dagli occhiali , all’apparenza lucertoline brune lunghe quanto un dito mignolo ma in realtà  preziose presenze zoologiche.

Perchè  in  tutto il  mondo vivono solo  nelle  nostre  regioni.

Pur senza essere   abbondante, questo animaletto, rappresentato in Italia da due  specie sorelle,   e’ ancora comune in ambienti naturali e artificiali ( pozzi in pietra e fontanili per il bestiame),    spingendosi dal fondovalle fino ai millecento metri di quota.

Il dorso è quasi nero  con due segni giallini sul capo che  ricordano gli  occhiali da cui prende il nome.

Il  ventre,  invece,  rivela  un  caratteristico  e vistoso disegno bianco ,  nero e rosso .

Insieme all’ululone, un piccolo rospo che ha la pancia  di color arancione, e alla salamandra pezzata che  sfoggia un lustro disegno di macchie gialle e nere,  la salamandrina risulta essere uno dei più appariscenti anfibi europei.

La colorazione vivace ha lo scopo di segnalare a tutti i potenziali predatori, dalla puzzola alla biscia, che quell’animaletto apparentemente inoffensivo è in realtà velenoso: dopo aver toccato una salamandra o un ululone anche un uomo farebbe infatti bene  a lavarsi  le mani  per non   irritare inavvertitamente  dolorosamente labbra, occhi o naso  con il  muco secreto dalla pelle degli anfibi colorati.

Le  femmine e i  maschi di salamandrina  si  ritrovano   in  acqua  riprodursi anche quando le  temperatura e’ di appena tre gradi sopra lo  zero  . Le larve,  che raggiungono i tre centimetri di lunghezza nel pieno  del  loro  sviluppo,  restano  in  acqua  per periodi prolungati  in  attesa  del    momento  piu’  propizio  per lasciare l’ambiente  acquatico e rintanarsi  nel  fitto del bosco.

Questa specie deve temere oggi soprattutto le alterazioni dell’habitat provocate dall’uomo. Vive infatti in  un microcosmo oltremodo  fragile   che  le  lunghe  e  siccitose  estati mediterranee possono distruggere ‘, vanificando gli sforzi di una intera generazione di larve e  di giovani salamandre che non si sono  ancora affrancate dall’elemento liquido. (Francesco Petretti)

Categorie: Diario della Natura

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