Risalendo i piccoli fossi che scorrono in mezzo al bosco si penetra in un ambiente reso particolarmente suggestivo dall’abbondanza di acqua e dalle grandi felci .
Un rivolo d’acqua scorre fra rocce e tronchi, schermato da ciuffi di polipodi, capelveneri e aspleni e da morbidi cuscini di muschio.C’e’ ombra quasi totale,perchè all’inizio della primavera i carpini e i frassini hanno già messo le foglie.
In questa stagione e’ possibile trovare nell’acqua e sotto le pietre le salamandrine dagli occhiali , all’apparenza lucertoline brune lunghe quanto un dito mignolo ma in realtà preziose presenze zoologiche.
Perchè in tutto il mondo vivono solo nelle nostre regioni.
Pur senza essere abbondante, questo animaletto, rappresentato in Italia da due specie sorelle, e’ ancora comune in ambienti naturali e artificiali ( pozzi in pietra e fontanili per il bestiame), spingendosi dal fondovalle fino ai millecento metri di quota.
Il dorso è quasi nero con due segni giallini sul capo che ricordano gli occhiali da cui prende il nome.
Il ventre, invece, rivela un caratteristico e vistoso disegno bianco , nero e rosso .
Insieme all’ululone, un piccolo rospo che ha la pancia di color arancione, e alla salamandra pezzata che sfoggia un lustro disegno di macchie gialle e nere, la salamandrina risulta essere uno dei più appariscenti anfibi europei.
La colorazione vivace ha lo scopo di segnalare a tutti i potenziali predatori, dalla puzzola alla biscia, che quell’animaletto apparentemente inoffensivo è in realtà velenoso: dopo aver toccato una salamandra o un ululone anche un uomo farebbe infatti bene a lavarsi le mani per non irritare inavvertitamente dolorosamente labbra, occhi o naso con il muco secreto dalla pelle degli anfibi colorati.
Le femmine e i maschi di salamandrina si ritrovano in acqua riprodursi anche quando le temperatura e’ di appena tre gradi sopra lo zero . Le larve, che raggiungono i tre centimetri di lunghezza nel pieno del loro sviluppo, restano in acqua per periodi prolungati in attesa del momento piu’ propizio per lasciare l’ambiente acquatico e rintanarsi nel fitto del bosco.
Questa specie deve temere oggi soprattutto le alterazioni dell’habitat provocate dall’uomo. Vive infatti in un microcosmo oltremodo fragile che le lunghe e siccitose estati mediterranee possono distruggere ‘, vanificando gli sforzi di una intera generazione di larve e di giovani salamandre che non si sono ancora affrancate dall’elemento liquido. (Francesco Petretti)