Pochi sanno che sulle nostre spiagge, in queste settimane, le tartarughe marine vengono a deporre le uova. Lo fanno nottetempo, profittando delle ore più calme e silenziose, quando i bagnanti sono andati via, e il mare , nero come la pece, lambisce una spiaggia con gli ombrelloni incappucciati e i lettini piegati. Allora la tartaruga esce dalle onde e trascinandosi faticosamente sulla sabbia raggiunge il punto che a lei pare buono e inizia a scavare con le pinne
Solo quando la buca è sufficientemente profonda, la tartaruga depone le uova, candide , grandi come palline da ping pong e numerose : fino a 120.
Poi ricopre la buca , cancella i segni del suo passaggio per non attirare i predatori e torna in mare per riprendere i suoi vagabondaggi marini .
Alla fine dell’estate le uova, incubate dai raggi del sole, si schiudono e i tartarughini escono dal guscio, scavano la sabbia fino a giungere in superficie e si mettono a correre freneticamente verso le onde.
La loro capacita’ di orientarsi e’ innata: raggiungono il mare e si tuffano nell’abbraccio delle correnti e delle onde dove inizia una lunga e perigliosa esistenza insidiata da gabbiani, pesci e altri predatori marini. Solo dopo venti anni saranno grandi a sufficienza per riprodursi e con infallibile precisione torneranno sulla spiaggia dove sono nate per deporre le uova.
Le tartarughe marine sono rettili dalle origini molto antiche che risalgono addirittura al Mesozoico, circa duecento milioni di anni fa, prima ancora dell’Era dei dinosauri, quando i mari del nostro pianeta erano popolati da grandi creature coperte da un guscio, loro lontani progenitori.
Vivono in mare per gran parte della loro esistenza, spostandosi negli oceani anche per lunghissimi tragitti seguendo antiche vie di migrazione con una capacita’ di orientamento che lascia ancora increduli gli scienziati.
Il solo contatto con la terraferma è la breve notte in cui vengono all’asciutto per scavare il nido e deporre le uova , esposte al maltempo e ai predatori e purtroppo anche alla prepotenza degli esseri umani.
Oggi molti nidi di tartarughe sono per fortuna protetti e sorvegliati dai ragazzi delle associazioni ambientaliste che segnalano con un cartello il prezioso tesoro che si trova sotto la sabbia, la cui sorte, comunque, è affidata al buon cuore e all’educazione dei bagnanti.
Anni fa invece alle tartarughe si dava la caccia, o meglio la pesca , e i gusci dei poveri animali, verniciati di coppale, finivano esibiti in qualche bar o trattoria delle località di mare.
Ne incontrai una anche io, quaranta anni fa, a Fregene. Era stata catturata da un peschereccio di Fiumicino ed era finita, come fenomeno da baraccone, nella vasca dei pesci rossi dello stabilimento balneare dove passavo l’estate .
Soffriva sotto il sole, in un palmo d’acqua su un pavimento di piastrelle turchesi.
Per restituirla al mare noi bambini organizzammo una colletta fra amici e conoscenti perchè il proprietario dello stabilimento non ne voleva sapere di lasciare quella che per lui era diventata una fonte di guadagno.
Ventimila lire il prezzo della libertà. pari, in quei tempi, al costo di quattrocento gelati.
Ma fummo ben ripagati dallo spettacolo offerto dalla tartaruga che una volta lasciata in acqua al largo sembrò volare battendo le sue lunghe pinne: quel giorno il mare di Roma aveva il fascino di un oceano tropicale. Francesco Petretti