La pioggia (e la neve) di natale

Ci saranno lavoro per tutti e benefici per tutti, a cominciare dall’amministrazione pubblica che ad ogni calamità naturale è costretta a impiegare risorse ingenti, o quantomeno quelle consentite dalle casse pubbliche.

Resteranno i terremoti, quelli non si possono evitare, le eruzioni, anche quelle non si possono prevedere e prevenire, ma di certo anch’esse faranno meno danni e meno vittime se sapremo affrontarle in modo razionale, con il buon senso, la prudenza, la serietà della Scienza.

Resteranno gli anni siccitosi, ma forse le crisi idriche non saranno così drammatiche se impareremo a utilizzare cento litri di acqua al giorno invece di mille.

La siccità non ha colpito solo l’agricoltura, ma ha drammaticamente modificato anche il volto della natura e la situazione della biodiversità selvatica, imprimendo una brusca accelerazione ai processi di desertificazione in atto.

Nei boschi aceri, carpini, querce e olmi sono morti, altri si sono saggiamente liberati del fogliame in un drammatico anticipo di autunno.

Bisognerà aspettare la primavera per verificare quante piante riusciranno a produrre le gemme, ma è ovvio che qualcosa è cambiato : l’evoluzione va avanti, non torna mai indietro e favorisce le specie, come il leccio e gli arbusti sempreverdi, che sono in grado di affrontare il caldo e l’arsura più terribili.

Gli animali hanno patito gli effetti della siccità come le piante : ne sono stati colpiti i cinghiali che si sono spinti perfino in giardini e laghetti urbani alla disperata ricerca dell’acqua. Hanno trovato pochissime ghiande per alimentarsi e anche i tassi hanno avuto difficoltà a tirare fuori dalla terra i lombrichi, il loro cibo abituale, mentre sono andate bene le istrici che non hanno mai smesso di scavare e trovare qualche radice anche nella terra calcinata dal sole.

In crisi api e vespe, in pieno boom demografico invece i calabroni, che hanno animato le serate estive in veranda, e le zanzare che si sono concentrate nei giardini irrigati alla ricerca di un po’ di umidità, mentre nugoli di cavallette e di grilli hanno invaso le stoppie arse del Mezzogiorno per la gioia degli uccelli insettivori e delle cicogne che ormai sono di casa anche nelle nostre campagne.
Preoccupante la situazione dei corsi d’acqua.

Che fine avranno fatto i gamberi di fiume e soprattutto le mille popolazioni di pesci che ancora sopravvivevano, lontano da invasioni aliene, nei nostri ruscelli?

Per capire la portata dei cambiamenti e dei danni, bisognerà aspettare la prossima primavera, ma adesso per fortuna un po’ di pioggia e di neve sono arrivate , e mi auguro che scendano dolcemente, a bagnare boschi e campagne, a riempire laghi e falde.

Ne abbiamo bisogno

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