William mi ha scritto complimentandosi per il mio articolo sulle galline, apparso su Io Donna, il settimanale del Corriere della Sera.
Non è stato difficile per me scriverlo: nutro veramente molta simpatia per questi uccelli e spero sempre di avere un pollaio per galline, rigorosamente da uova, dove possano stare all’aperto e becchettare tra fiori e cespugli come è giusto che sia.
Grazie William, pubblico l’articolo per chi volesse leggerlo
Francesco Petretti
SMETTILA DI FARE IL POLLO ( pubblicato su Io Donna, del Corsera)
“fra le galline, regna il matriarcato. Un matriarcato assoluto, inossidabile, nel quale il gallo è’ un emarginato, poco più di un anonimo e meccanico donatore di seme”
Ho fatto il giurato in un concorso di bellezza per galline e, quando me lo hanno proposto, non mi sono scandalizzato, tantomeno offeso.
Le galline meritano questo e altro e non ho ma pensato che il loro cervello valesse poco o niente: non sarebbero qui da qualche milione di anni e non avrebbero popolato il mondo, dall’Asia all’Africa, dall’Europa alle Americhe, senza dimenticare il Continente Nuovissimo.
Non mi riferisco solo a queste splendide galline ornamentali che, con il loro piumaggio vaporoso, sembrano uscite da una messa in piega, ma a quelle che, umili e funzionali, fanno compagnia al genere umano da circa seimila anni, da quando cioè il gallo bankiva, colorato e battagliero abitante della giungla asiatica, venne domesticato e reso animale da cortile.
Nel concorso di bellezza, Miss Gallina, le pennute concorrenti, tirate a lucido, furono fatte sfilare di fronte alla giuria composta da veterinari, personalità varie e tecnici del settore, me compreso.
Per fortuna non provai l’imbarazzo di dover rivolgere domande di cultura generale alle concorrenti, ma fui comunque chiamato a giudicare le loro qualità dal punto di vista zoologico.
Ma come si fa a giudicare una gallina?
Provate a dare un voto a quella dal piumaggio bianco o a quell’altra color ruggine o ancora a quella con bargigli e cresta di color carminio. Non sarà facile, ma se le guardiamo nel profondo degli occhi, potremo cogliere messaggi conturbanti e scintille di intelligenza. Uno sguardo rettiliano, che ammicca come quello dei ramarri o di piccoli dinosauri con le penne. Altro non sarebbero del resto, le galline, per alcuni paleontologi, che la versione moderna e pennuta del T-rex, ma con una vita sociale ricca e ben organizzata.
Non voglio arrischiarmi a fare affermazioni forti, ma a questo punto non avendo nulla da perdere (avendo fatto anche il giurato del concorso Miss gallina ) posso immaginare che senza le gallline e senza gli altri animali domestici gli uomini non sarebbero arrivati sulla luna e non avrebbero inventato internet.
Le galline sono infatti le fondamentali compagne del genere umano che hanno permesso ai nostri antenati di affrontare e superare crisi e carestie, perchè hanno fornito cibo di qualità anche nei momenti più critici e difficili, attraverso un sodalizio tutto femminile con le persone, le donne, appunto, che se ne sono tradizionalmente prese cura.
In campagna le donne hanno sempre rivolto le proprie attenzioni agli animali da cortile, per garantire a mariti, padri, figli, signori un alimento di prima qualità da consumare nel giorno di festa, oppure da riservare a bambini, anziani, malati e convalescenti. Che fosse un uovo fresco sbattuto o un brodo delicato per i cappelletti, o il classico Kentucky fried chicken che altro non è che un pollo arrosto.
La gallina ha affrontato tutto ciò con stoica sopportazione, mantenendo inalterate le sue caratteristiche etologiche, in particolare la struttura matriarcale che governa la sua comunità e soprattutto ha consolidato un sano disprezzo per il genere maschile, personificato dal gallo.
Il gallo per le galline è un insistente e fastidioso coinquilino del pollaio che non dà il minimo contributo all’allevamento della covata, ma si agita in continuazione e fa il diavolo a quattro per possederle. Tutte.
Si ostina a ribadire il suo ruolo, apparentemente di dominatore, cantando ogni mezz’ora: non è vero, infatti, che il gallo canti solo all’alba.
Ogni chicchirichì suona più o meno così “ guardatemi, sono bello, magnifico, ci so fare, venite da me pollastrelle e non resterete deluse”. Ma loro, le pollastrelle, sono più interessate al cibo, alla cura dei pulcini, se ne hanno, o a mettere in riga le compagne di pollaio.
Fra le galline, infatti, regna il matriarcato. Un matriarcato assoluto, inossidabile, nel quale il gallo è’ un emarginato, poco più di un anonimo e meccanico donatore di seme.
Le femmine fanno il bello e il cattivo tempo e si sono organizzate secondo una rigida gerarchia che Lorenz e i suoi discepoli hanno definito in modo lapidario come “ l’ordine di beccata”.
La gallina alfa , di solito la più vecchia ed esperta, becca quella beta, quella beta becca quella gamma e così via, fino ad arrivare al paria del pollaio, omega, che spesso è spennacchiato per le continue vessazioni che subisce da parte degli esemplari di grado superiore.
Negli ultimi anni, grazie anche alle mirabili selezioni operate dagli appassionati di uccelli ornamentali, le galline sono tornate di moda e state certi che dopo l’ultima esternazione della comunita medica mondiale sulla pericolosità delle carni rosse, lo saranno ancora di più,
Ma non voglio ridurre la gallina a elemento della nostra dieta salutista.
Per me la gallina è un animale bello e interessante, e non mi stupisce sentirne parlare con sincero trasporto da amici e colleghi che le tengono in giardino come animali da compagnia.
Godono di trattamenti signorili e nessuno si sognerebbe di metterle in pentola: muoiono di vecchiaia.
Ma io vorrei che tutte le galline, non solo quelle da compagnia, vivessero in modo accettabile, che non dovessero più trascorrere la propria esistenza in minuscole gabbie, condannate a fare uova su uova, come macchine.
L’Europa si è mossa su questo fronte imponendo qualche centimetro quadrato in più alle gabbie degli allevamenti in batteria, ma non basta.
Viva le galline libere che razzolano nel giardino, nell’aia e nell’orto, e magari si fanno sorprendere da una volpe.
Sicuramente fanno una vita più felice delle loro congeneri ingabbiate.
Se potessi alleverei le galline anche sul terrazzo di casa, al centro di Roma, ma una strana disposizione legislativa, che permette invece di tenere pappagalli e pitoni, me lo vieta.
Gli inglesi, invece, che da questo punto di vista sono più avanti di noi, hanno ormai piccoli pollai domestici anche nel cuore della city , sul tetto di prestigiosi palazzi. Sono pollai eleganti, facili da montare, lavabili e completi di cassettina, dove ogni mattina si può raccogliere un uovo fresco. Anche a Piccadilly.
Se poi si vogliono avere dei pulcini, bisogna ricordarsi di mettere un gallo nel pollaio: a qualcosa in fondo, poveretto, ancora serve.
Francesco Petretti
2 Commenti
Lisa
Fantastico, mi è piaciuto molto e mi ha fatto ridere! Io stessa ho avuto sei galline che razzolavano nel giardino, e a cui piacevano anche le coccole! 😉
William Ghizzoni
Grazie per …il suo grazie, professore.
Ribadisco il mio apprezzamento per un articolo che, pur riguardando un argomento potenzialmente poco interessante, risulta invece godibilissimo, per la correttezza di scrittura e il rigore scientifico trattato con leggerezza e ironia.