Ero sul Gran Sasso pochi giorni fa e, incontrando il bravo fotografo naturalista aquilano Maurizio Passacantando, gli ho chiesto notizie della passera lagia ( Petronia petronia) , uccello che nel passato era molto comune in Appennino e anche nella campagna romana e che , da tempo, viene ormai considerato una rarità e pochissimi segnalano.
Maurizio in men che non si dica mi ha inviato una selezione dei suoi scatti migliori che ritraggono la passera lagia intorno a una piccola pozza temporanea, proprio nella zona del Gran Sasso che si affaccia su l’Aquila, a circa 1400 metri di quota.
Tornando a Roma su un alberello che cresceva lungo la strada vedo un uccellino che da lontano sembra uno zigolo in abito giovanile o di femmina adulta: mi fermo ed è lei, la passera lagia, con l’inconfondibile striatura del capo che è l’elemento più visibile in campo.
Ho visto intorno dove potesse nidificare e ho individuato qualche rudere in pietra e i muri, sempre in pietra, al bordo della strada. Forse il suo nido era lì.
Colpisce di questo uccellino, che non ha niente a che vedere con i passeri e semmai ricorda più un fringuello alpino o uno zigolo, il becco robusto, la forma slanciata, il comportamento vivace.
Da qualche tempo lo sto “riscoprendo” : ne ho visti a Matera, in Sardegna, dove fanno il nido nei nidi di cornacchia sulle querce da sughero, adesso anche sul Gran Sasso. Proprio qui fringuelli alpini perdono terreno, perché la loro popolazione è ormai relitta, le passere lagie, complici gli inverni poco nevosi, forse stanno recuperando. Staremo a vedere (Francesco Petretti 10 giugno 2014).