“Conciliare le legittime esigenze delle popolazioni della Lessinia, una magnifica zona prealpina in provincia di Verona, che ancora oggi portano avanti una faticosa attività di allevamento estensivo , con la conservazione della biodiversità e delle sue specie simbolo, in questo caso il lupo. E’ stato il tema del convegno organizzato dal WWF a Bosco Chiesanuova il 20 settembre 2014.
E’ un impegno da portare avanti. Non sarà facile, ma bisogna farlo: è probabile che i predatori, che si sono stabiliti alcuni anni fa, finiranno per predare sempre di più gli animali selvatici, risparmiando quelli domestici, base dell’economa locale.
Non dobbiamo dimenticare che, grazie alla cooperazione internazionale, allo sviluppo delle tecniche di gestione faunistica, all’istituzione di grandi aree protette e all’atteggiamento collaborativo e responsabile delle popolazioni locali, oggi le Alpi sono diventate il più importante serbatoio di biodiversità europeo a livello di grandi mammiferi e non solo. Dal punto di vista delle strategie della conservazione ciò significa aver costituito nel cuore dell’Europa un ” caveau” contenente un patrimonio che genera interessi di cui beneficiano anche altre nazioni .
Sono una risorsa per il turismo di valore inestimabile.
L’obbiettivo ora è di conciliare, in modo intelligente, le esigenze di operatori del turismo, conservazionisti, animali selvatici e popolazioni attive nel territorio, riconoscendo a queste il merito di aver conservato l’ambiente e di essere in prima linea a subire l’eventuale impatto dei grandi animali. Compensazioni rapide e giuste, sistemi di prevenzione e campagne di informazione sono gli strumenti a disposizione degli amministratori” (FP)
Gentile Professor Petretti,
ho assistito al convegno a Bosco Chiesanuova il 20 settembre 2014 e ho seguito con interesse il suo intervento e il tentativo di spiegare che ci sono i mezzi per difendere le mandrie al pascolo dalla predazione dei lupi, temo però che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire e quassù l’unico intervento di cui si vuol sentir parlare è l’eliminazione dei lupi in un modo o in un altro. Quello che più mi ha stupito, stando in sala, è la presenza di molti ragazzi giovani che dovrebbero avere una mentalità , a mio avviso più aperta e che invece erano quasi più arrabbiati degli altri. Non so se nei luoghi dove il lupo è arrivato da più tempo all’inizio la reazione della gente sia stata come quella che vedo ora qui ma temo molto per la sorte di questi bellissimi animali pur capendo in parte la rabbia degli allevatori. Ora la stagione dell’alpeggio è finita e secondo me bisognerebbe approfittare della stagione invernale per rimediare all’errore (a mio avviso) di aver lasciato in disparte la popolazione dal progetto e moltiplicare il più possibile gli incontri come quello di Bosco Chiesanuova e aprire un confronto diretto con gli allevatori per cercare di far capire loro in cosa consistono i mezzi di difesa e che prima di dire che non possono funzionare almeno si provasse ad usarli. Mi scuso con Lei per il mio sfogo e le rinnovo il mio ringraziamento e i miei saluti. Roberto
Gentile Roberto,
le Sue sono considerazioni giuste e sagge. Per me è stato molto importante aver ascoltato, in una sala gremita, le ragioni di chi vive in Lessinia e sono sempre più convinto che si possano salvaguardare le esigenze degli allevatori e allo stesso tempo salvare i lupi, e queste sono in sintesi le conclusioni a cui sono giunto:
1. la Lessinia è stata fatta dagli uomini e da essi è mantenuta, grazie all’alpeggio. Non esiste Lessinia senza alpeggio e quindi bisogna far di tutto perché l’attività possa continuare con soddisfazione anche per i giovani
2. i lupi in Lessinia sono arrivati da soli e non sono animali domestici che sia possibile “prendere, portare, abbattere, rimuovere” con facilità. Ammesso, e non concesso, che ciò sia permesso, è impossibile rimuovere da un territorio montano vasto, e collegato al resto delle Alpi, un predatore sfuggente e intelligente come il lupo
3. i lupi appena arrivati fanno danni al bestiame perché devono ancora capire e organizzare il sistema per catturare animali selvatici. Quelli della Lessinia ormai stanno sviluppando la capacità di abbattere cervi e cinghiali, rimuovere questi lupi “di casa” lascerebbe il posto libero per l’ingresso di lupi – forse dei Balcani – che attaccherebbero subito le mandrie e si inizierebbe da capo. Meglio un branco della Lessinia conosciuto che un “vuoto indefinito”
4. i lupi non aumenteranno a dismisura: la carrying capacity dell’area è limitata e la densità è regolata da meccanismi insiti nella specie e non sono stati registrati casi di aggressione agli uomini. Sono molto più pericolosi i cani randagi e non solo, come dimostrano recenti e tristissime cronache
5. i sistemi di prevenzione efficaci in Appennino non funzionano in Lessinia: le vacche non amano avere cani pastore fra le zampe e sono solite dormire all’aperto nei boschi . Il solo metodo per scoraggiare i lupi sono recinzioni elettrificate per il ricovero notturno: di giorno le mandrie continueranno a pascolare all’aperto, di notte bisognerà spingerle in aree recintate. ma si può fare.
6. questa è la fase cruciale in cui bisogna distogliere i lupi dalle vacche ( facendo capire che sono un osso duro e difeso), lasciare che evolvano tecniche di caccia per gli ungulati selvatici, ma allo stesso tempo aiutare gli allevatori a superare le perdite con indennizzi giusti, rapidi.
7. E’ l’occasione per aiutare gli allevatori a creare una vera economia dell’alpeggio rimuovendo vincoli burocratici e favorendo la commercializzazione di un prodotto pregiato . La crisi del sistema non è solo dovuta ai lupi, ma a una serie di norme, compresa quella sullo sfalcio ritardato dei prati, che penalizzano molto chi lavora n montagna.
Trionfi il buon senso, il rispetto per i nostri concittadini che lavorano, e la consapevolezza che il lupo e la natura non sono nemici, ma sono un valore aggiunto delle nostre montagne
Francesco Petretti
3 Commenti
franca
ero al convegno sul lupo in lessinia e ho ammirato la pacatezza con la quale hai affrontato una platea in gran parte ostile.
Temo molto per quei lupi, finiranno avvelenati o impallinati e avrei anche una curiosità che certo non potevo sollevare oggi a Bosco.
Siamo frequentatori della Lessinia e ci andiamo con il nostro cane una meticcia lupetta in effetti. Se incontrassimo i lupi (so che è quasi impossibile)potrebbero aggredirla? Oppure riuscirebbero a “parlarsi” e magari si limiterebbero a dirle “sta alla larga dal nostro territorio”.
Grazie mille per l’eventuale risposta
Franca
Roberto Bellamoli
Gentile Professor Petretti
Ho assistito al convegno e mi dispiace per l’accoglienza. Ho seguito con interesse il suo intervento e il tentativo di spiegare che ci sono i mezzi per difendere le mandrie al pascolo dalla predazione dei lupi, temo però che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire e quassù l’unico intervento di cui si vuol sentir parlare è l’eliminazione dei lupi in un modo o in un altro. Quello che più mi ha stupito, stando in sala, è la presenza di molti ragazzi giovani che dovrebbero avere una mentalità , a mio avviso più aperta e che invece erano quasi più arrabbiati degli altri. Non so se nei luoghi dove il lupo è arrivato da più tempo all’inizio la reazione della gente sia stata come quella che vedo ora qui ma temo molto per la sorte di questi bellissimi animali pur capendo in parte la rabbia degli allevatori. Ora la stagione dell’alpeggio è finita e secondo me bisognerebbe approfittare della stagione invernale per rimediare all’errore (a mio avviso) di aver lasciato in disparte la popolazione dal progetto e moltiplicare il più possibile gli incontri come quello di Boscochiesanuova e aprire un confronto diretto con gli allevatori per cercare di far capire loro in cosa consistono i mezzi di difesa e che prima di dire che non possono funzionare almeno si provasse ad usarli. Mi scuso con Lei per il mio sfogo e le rinnovo il mio rigraziamento e i miei saluti. Roberto
Roberto
La rigrazio professore per la risposta cosi dettagliata con cui concordo in pieno. Mi dispiace leggere che con le vacche non è possibile usare i cani in quanto a mio avviso sarebbe stato più semplice far “digerire” agli allevatori questo sistema piuttosto che i recinti, ma questa è solo una mia idea e magari è anche sbagliata, anche perche dal filmato mandato al convegno quando chiedono all’allevatore se le mandrie avessero cambiato abitudini da quando è arrivato il lupo, questi ha risposto che a sera tendevano ad avvicinarsi alla malga mettendo i vitelli al centro della mandria durante la notte (comportamento, se non sbaglio, tipico delle mandrie di erbivori che vivono in natura). Se questo fosse vero si potrebbero individuare i luoghi dove le vacche si sentono più al sicuro e mettere li i recinti così magari a sera si avvicinerebbero senza doverle andare a cercare. Per quanto riguarda lo sfalcio ritardato dell’erba, io credo (è sempre una mia supposizione) che sia stato fatto anche per proteggere i piccoli di capriolo che tendono a nascondersi nell’erba alta e a fuggire all’ultimo momento cosa che in passato a quanto ne so, ha potato a molti casi in cui le barre falcianti tranciano di netto le loro gambe condannandoli a morte (non so per certo se questo sia una delle ragioni di questo provvedimento), e comunque l’erba non viene falciato solo in quel periodo ma nel corso di tutta l’estate (quì intorno la stanno falciando anche in questi giorni) e non credo che al momento di immagazzinare il fieno venga distinto quello tagliato prima o dopo, anche perche in inverno io vedo comunque arrivare dalla pianura camion pieni di balle di fieno che vanno ad integrare quello falciato in loco, cosa che mi lascia un pò perplesso sui discorsi fatti sulle proprietà del fieno.
Grazie ancora e a risentirci
Roberto