I 50 anni del WWF

lupo pp

il lupo, fotografato da Antonio Macioce

erano 100 nel 1970 oggi sono 2.000

Caro Panda, Buon compleanno!

Cinquanta anni fa nasceva il WWF Italia.

Era l’estate del 1966, quando nello studio di Fulco Pratesi,

in una tranquilla strada del quartiere Parioli a Roma,

si incontrarono le poche persone che avevano deciso di

intervenire in difesa della natura, che all’epoca era in balia

di una crescita economica, demografica e urbana che stava

travolgendo tutti gli ambienti naturali del Nostro Paese.

I danni che si fecero in quel periodo furono quasi insanabili:

furono gli anni in cui sparirono la foca monaca e l’avvoltoio

monaco, il gipeto e il gobbo rugginoso, furono cancellate

vaste paludi (Mezzano), distrutte le dune più belle, ridotti

a meno di cento i lupi, estinti, o quasi gli orsi dell’Adamello

Brenta, spazzate le lontre da tutti i fiumi e le lagune, tranne

quelle del Cilento e della Basilicata.

Insomma in quegli anni ci stavamo giocando il futuro del

paesaggio naturale e della biodiversità in Italia, e se ciò non

avvenne fu soprattutto grazie all’argine eretto da un manipolo

di illuminati e un po’ visionari amanti della natura che

realizzarono i primi interventi concreti.

Nel bene e nel male, anche attraverso le inevitabili crisi

che accompagnano la crescita e la maturazione di una

“creatura” di cinquanta anni, al WWF va riconosciuto il merito

di aver fermato la strage dei predatori, di aver fatto nascere

l’attuale sistema delle aree protette, di aver conservato 35.000

ettari di ambienti naturali di altissima qualità, di aver lottato

in difesa degli orsi e delle farfalle, dei cervi e dei lupi, dei cetacei

e dei pipistrelli.

Non ultimo, al WWF va ascritto il merito di aver “ importato”

in Italia la moderna ricerca di campo sugli animali selvatici,

in condizioni di libertà, ricerca che negli anni Sessanta e

Settanta era fortemente progredita in tutto il Mondo ( basti pensare

ai lavori di Schaller, Goodal, Geist, Mech, Kruuk), ma in Italia

era praticamente inesistente.

Fu il WWF a promuovere i progetti di campo sul lupo, sull’orso,

sul cervo sardo e successivamente su molte altre specie di vertebrati,

invitando in Italia gli esperti stranieri che avviarono il lavoro,

passando ben presto il testimone della ricerca ai primi zoologi italiani

della fauna selvatica.

Fu così che negli anni Ottanta nacque la prima vera scuola di zoologia

dei vertebrati di campo che, con un termine moderno, potremmo definire

biologi della conservazione.

E’ motivo di orgoglio constatare, oggi, che, in un modo o nell’altro,

praticamente tutte le più autorevoli figure italiane nel settore hanno

lavorato anche con e per il WWF Italia.

(Francesco Petretti)

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