L’ultimo Gorilla

L’ultimo Gorilla
di Francesco Petretti
Università di Camerino

Le associazioni ambientaliste, WWF in testa, hanno lanciato una campagna per salvare gli ultimi gorilla della foresta equatoriale africana, gli animali più magnifici del Pianeta , che con il loro sguardo serio e intelligente fanno sentire gli uomini spesso sciocchi e ridicoli.
Bongo, un nome quasi scontato, era un meraviglioso gorilla maschio che è stato ospite dello zoo di Roma fino agli anni Ottanta. Di lui ricordo l’aria pensierosa, lo sguardo acuto e penetrante , la flemma con cui assisteva agli sberleffi e ai lanci di noccioline da parte del pubblico che sostava di fronte alla sua gabbia, chiusa da imponenti sbarre di ferro larghe un pollice.
Adesso Bongo non c’è più, è morto di vecchiaia : per vedere un gorilla vivo bisogna andare a Barcellona, ad Amsterdam e in altre grandi città europee dove esistono comunità ben integrate di questi magnifici animali , rappresentanti del gruppo delle scimmie antropomorfe, ordine dei Primati, che con l’uomo condividono più o meno il 98 per cento del patrimonio genetico.
Come gli uomini i gorilla sanno dipingere e realizzare con raffinata scelta dei colori e sapienti colpi di pennello quadri astratti di indubbia potenza espressiva, come gli uomini gli scimpanzè sanno risolvere problemi più o meno complessi e sono in grado di costruirsi degli utensili per raggiungere fonti di cibo altrimenti inavvicinabili, come gli uomini i bonobo fanno sesso con grande fantasia per gioco, per leggerezza, per amore e per rabbia. I primati comunicano fra di loro con una espressiva mimica facciale, con un repertorio gestuale degno del più valente fra i mimi, con un vocabolario di gridolini, sospiri, urla e borbottii che significano centinaia di cose diverse.
Peccato che stiano scomparendo.
Secondo una stima dell’organizzazione Conservation International un terzo delle specie di primati è in pericolo.
La Repubblica Democratica del Congo ospita il maggior numero di specie di grandi scimmie di qualunque altro Paese del mondo. Tuttavia, la guerra civile e l’instabilità politica hanno lasciato i parchi nazionali congolesi in uno stato di quasi totale abbandono e lì i gorilla, gli scimpanzé e i bonobo sono sotto la costante minaccia della distruzione dell’habitat e dei bracconieri che alimentano il traffico del bushmeat, la carne ottenuta dagli animali della foresta, che rappresenta un piatto importante e prelibato non solo per le popolazioni africane, ma anche per un crescente gruppo di “amatori” del mondo occidentale.
Perdere il gorilla, lo scimpanzè e l’orango significa perdere in fondo una parte di noi stessi, una opportunità di comunicare con il mondo animale che abbiamo appena iniziato ad esplorare.

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